La Questione di Cipro

da allora occupò illegalmente oltre il 36% del territorio della Repubblica di Cipro. A seguito dell'invasione e dell'occupazione militare turca, 162.000 greco-ciprioti hanno abbandonato le loro case diventando rifugiati nel loro stesso Paese. Ancora oggi le forze di occupazione impediscono il ritorno dei profughi alle loro case e proprietà. Alla fine del 1975, la stragrande maggioranza dei turco-ciprioti che vivevano nelle zone controllate dal governo legittimo furono costretti a lasciare le loro case ed a trasferirsi, a causa della politica coercitiva della Turchia, nel territorio occupato dai turchi della Repubblica di Cipro. Altri 20.000 greco-ciprioti e maroniti scelsero di non lasciare le loro case nonostante l'occupazione turca. La maggior parte di coloro che sono rimasti nei territori occupati, soprattutto nella penisola di Karpasia, sono stati gradualmente costretti ad abbandonare l'area. Il numero di greco-ciprioti e maroniti che attualmente vivono nell'area in questione è crollato a 300 persone. Questa drammatica diminuzione del numero di enclaves è sorprendente se si considera che, in base all'accordo raggiunto a Vienna il 2 agosto 1975, la parte turca avrebbe dovuto fornire alla popolazione enclavizzata "ogni aiuto per condurre una vita normale, comprese le strutture per l'istruzione e la pratica della loro religione, nonché l'assistenza medica da parte dei loro medici di preferenza e la libertà di movimento nel Nord". In violazione di questo accordo, sul piano pratico, la parte turca ha sottoposto delle enclaves a continue vessazioni, restrizioni di movimento, negazione dell'accesso a cure mediche adeguate, negazione di strutture adeguate all’istruzione, soprattutto al di là dell'istruzione elementare, restrizioni al diritto di usare le loro proprietà e al libero esercizio dei loro diritti religiosi. Si trattava quindi di una politica deliberata di pulizia nazionale, che costringeva le enclave a lasciare le loro case. Allo stesso tempo, la Turchia ha attuato una politica sistematica di colonizzazione della parte occupata di Cipro a partire dal 1974, con il trasferimento di massa di oltre 160.000 turchi dalla Turchia, al fine di modificare il profilo demografico e di alterare l'equilibrio demografico dell'isola. Questa politica, insieme all'espulsione degli abitanti greco-ciprioti dalla regione, alla distruzione del patrimonio culturale e alla modifica illegale dei nomi dei luoghi geografici nella parte occupata di Cipro, mira all'eliminazione di ogni singolo elemento greco e cristiano secolare e, infine, alla "turchizzazione" della regione. L'obiettivo è anche quello di cambiare l'equilibrio del potere e la stoffa sociale nella parte occupata di Cipro, per garantire che la leadership turcocipriota si conformi alle politiche del governo turco. Con la migrazione di massa dei turco-ciprioti dai territori occupati, il numero totale di soldati e di coloni turchi è ora superiore a quello dei turco-ciprioti rimasti. La Questione di Cipro| Una breve introduzione 35

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